Origini del granato: dall'antichità ai giorni nostri
Forse l'avrete indovinato, ma è il colore rosso intenso del granato che è responsabile del suo nome. In latino "granatium" significa "melograno", la pietra richiama il colore di questo frutto.
Per quanto riguarda il suo utilizzo, risale all'Antico Egitto. La conferma? Il ritrovamento di numerose collane appartenenti ai faraoni decorate con pietra di granato. Poco più tardi, sull'altra sponda del Mediterraneo, i romani la usavano per contrassegnare i sigilli di documenti importanti. Da allora, il granato è una delle pietre preziose più utilizzate in gioielleria.
Oggi, i giacimenti di granato sono numerosi. Lunga è la lista dei principali paesi di estrazione: Gran Bretagna, Tanzania, India, Madagascar, ma anche Russia, Mali, Canada, Brasile.
Storia del granato: la pietra dei guerrieri
Le prime tracce della pietra di granato le troviamo nei testi religiosi: nella Bibbia la lanterna di cui si serviva Noè per rischiarare le tenebre era fatta di granato; nel Corano il suo nome è usato per l’evocazione del quarto cielo.
Ma non è tutto...
Sebbene assomigli molto al rubino, questa meravigliosa pietra non è stata utilizzata solo per il suo bell'aspetto. In effetti, il granato era molto meno raro di altre pietre, ma soprattutto era molto resistente. È grazie alla sua durezza che a Roma, in Grecia e in Egitto, il granato era stato utilizzato per incidere altre pietre e per rappresentare volti o animali.
Poi, nel Medioevo, i crociati ne ornavano le armature per rafforzare la loro protezione, ma anche per dare loro coraggio in battaglia.
Infine, nel XIX secolo, i pakistani usavano proiettili di granato contro le truppe britanniche in Kashmir. Credevano che la loro efficacia fosse superiore ai proiettili di piombo.
E nella cultura scandinava? I vichinghi usavano il granato nelle loro cerimonie funebri. Secondo loro, questa pietra aveva la virtù di guidare i morti nel paradiso, il Valhalla.
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